Le strutture tendinee sono da considerarsi come dei veri e propri punti di ancoraggio dei muscoli sui segmenti scheletrici. In genere ciascuna struttura muscolare è collegata ad uno specifico segmento scheletrico da due o più tendini. Sicuramente da uno di origine e da uno di inserzione, salvo eccezioni in cui i punti di origine possano essere più di uno, come nel caso dei BIcipiti o dei TRIcipiti o dei QUADRIcipiti.
Sono strutture molto resistenti e per lo più formate da tessuto connettivale e hanno il principale compito di tradurre in movimento la forza sviluppata a livello muscolare.
Ogni tendine scorre, come un cavo coassiale, all’interno di una guaina che lo accompagna fino all’inserzione, preservandolo dall’attrito nello scorrimento lungo le struttutre anatomiche contigue.
Sono strutture scarsamente vascolarizzate per cui difficilmente raggiungibili dai distretti artero-venosi periferici.
I processi infiammatori che li coinvolgono prendono il nome di tendinite.
Dipende dalla sede anatomica dove ha inizio il processo infiammatorio, pertanto distinguiamo
- Tenosinoviti: riguardano i processi infiammatori che hanno luogo lungo il “decorso” del tendine. Quindi tra “guaina” e tendine, come nel caso della tenosinovite dei flessori della mano, il famoso “dito a scatto”
- Tendinite inserzionali: riguardano i processi infiammatori che hanno luogo nel punto d’inserzione del tendine sul segmento scheletrico. Come ad esempio le “epiconidliti” (braccio del tennista)
Le cause devono essere ricercate ad eventuali traumatismi o per lo più ad una condizione di sovraccarico funzionale (“overuse”) del segmento, spesso associato ad un sovra-allenamento sportivo o ad un sovraccarico funzionale nell’attività lavorativa.
I sintomi sono rappresentati prevalentemente dal dolore che può arrivare fino all’impotenza funzionale del segmento scheletrico in questione. E’ un dolore per lo più localizzato, nelle fasi iniziali, e ben definibile dal paziente, per arrivare ad essere diffuso e mal localizzabile nelle fasi croniche.
Dipende poi dalla sede anatomica poiché spesso, nelle fasi iniziali, si manifesta soltanto con il movimento che compete a quel tendine per arrivare poi con il tempo ad essere presente anche a riposo.
La prima cosa da fare è tenere a riposo il segmento e procedere con una visita specialistica ortopedica per arrivare ad una diagnosi speciifca, così da poter definire una strategia terapeutica appropriata.
Il trattamento iniziale consiste nel riposo funzionale associato a terapia antinfiammatoria e ad una specifica fisioterapia, ovviamente definita a seconda del caso.
Si procede con terapia infiltrativa locale mediante l’utilizzo di collagene o cellule mesenchimali (a seconda del caso) sotto guida ecografica. L’impiego della guida ecografica durante la procedura di infiltrazione diventa una soluzione che permette con estrema precisione di individuare il sito di lesione ed essere pertanto specifici e precisi nella metodica.
Nei casi di tenosinoviti avanzate che bloccano lo scorrimento del tendine, limitando la funzionalità di un segmento, come nel dito a scatto recidivante, la soluzione può essere chirurgica, liberando il tendine dalla guaina.